La grande vasca romana che si trova all'incrocio con via Cesare Baronio fu scoperta per caso nel 1980 durante i lavori per l'apertura della strada.
La vasca, a pianta rettangolare, ha in un angolo gli scalini per scendere all'interno, e nell'angolo opposto un pozzo per lo scarico dell'acqua. Le pareti sono in opus signinum, un conglomerato formato da scaglie di selce impastate nella calce magra ben allettata, caratteristico delle cisterne romane. Sono presenti anche tracce dell'intonaco di rivestimento in cocciopisto, ottenuto con laterizio triturato e impastato con calce e olio fino a diventare compatto e impermeabile; la superficie di rifinitura è fatta con polvere di marmo.
Al centro, quasi intatta, si vede la fontana, l'interno della quale è percorso da una serie di canalette in terracotta che portavano l'acqua verso l'alto.
La tecnica di costruzione in opera reticolata e laterizio (la stessa del ninfeo di Egeria in Caffarella) consente di attribuire il complesso alla prima metà del II sec. d.C.
Gli archeologi ritengono che la vasca avesse uno scopo puramente ornamentale, e le bocche di terracotta dovevano essere i ricettacoli in cui i pesci potevano deporre le uova. Resta invece un mistero il modo in cui la fontana avrebbe ricevuto l'acqua, tenendo conto che l'unico acquedotto conosciuto che passava da queste parti (l'acquedotto Antoniniano) fu costruito 50-100 anni più tardi. Una indicazione può comunque venire dal ritrovamento di una cisterna all'interno della catacomba scoperta nel 1995 sul lato opposto di via Latina.
Il complicato sistema idraulico della fontana centrale sembra avere delle analogie con quello della "Meta sudante", la grande fontana che si trovava di fronte al Colosseo, purtroppo rasa al suolo nel 1936: il nome "meta" deriva dalla forma conica dell'oggetto, simile alle mete dei circhi romani, "boe" attorno alle quali giravano le quadrighe in gara; la meta era detta "sudante", perché l'acqua stillava come se la fontana "trasudasse". Questa fontana che vediamo è oggi poi particolarmente importante in quanto costituisce un esemplare unico dell'edilizia romana.
La Meta sudante prima dell'abbattimento
Scheda fontana monumentale
PERIODO STORICO: metà del II sec. d.C. DESCRIZIONE: Vasca a pianta rettangolare di cui restano tre lati, presenta ancora tracce dell'intonaco di rivestimento. Al centro, quasi intatta, si vede la fontana, l'interno della quale è percorso da una serie di canalette in terracotta che portavano l'acqua verso l'alto. La tecnica di costruzione in "opus mixtum" di opera reticolata e laterizio consente di attribuire il complesso alla prima metà del II sec. d.C. |
L'ipogeo detto "di via Dino Compagni" venne alla luce nel 1955 in seguito a lavori edilizi che causarono seri danni ai dipinti. L'ingresso si trova su via Latina, dove una grata con la scritta "CAS" (Commissione di Archeologia Sacra) ne chiude l'accesso.
Il complesso, concepito per essere usato da più famiglie senza bisogno di ampliamenti, si sviluppa su tre gallerie a diversi livelli; intorno si dispongono i cubicoli poligonali ai quali sono concatenate camere, arcosoli e grandi nicchie tutti ornati con dipinti, stucchi ed altri elementi decorativi. Le pitture, della prima metà del IV sec., sono tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento nonché dalla mitologia classica, e sono ritenute la più importante scoperta relativa alla pittura tardo-romana; probabilmente questo ipogeo venne utilizzato da membri della stessa famiglia, che però appartenevano a religioni diverse.
Catacomba di via Dino Compagni (Archeo anno XV n. 12/178, 1999)
Scheda via Dino CompagniPERIODO STORICO: 315-350 d.C. DESCRIZIONE: Il complesso, concepito per essere usato da più famiglie senza bisogno di ampliamenti, si sviluppa su tre gallerie a 16 metri di profondità rispetto al livello stradale; intorno si dispongono i cubicoli poligonali ai quali sono concatenate camere, arcosoli e grandi nicchie tutti ornati con dipinti, stucchi ed altri elementi decorativi. Le pitture, della prima metà del IV sec., sono tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento nonché dalla mitologia classica. Per garantire la massima protezione ai dipinti l'accesso è limitato agli studiosi; ci si può comunque rivolgere a: Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, via Napoleone III 1, Roma.
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Rimanendo sotto la superficie, la via Latina non smette di riservare sorprese. Tra la vasca e l'ipogeo di via Dino Compagni vennero alla luce nel 1971 alcune sepolture 'a cappuccina' (cioè coperte con tegole); di fronte, nel 1995, è stato scoperto un altro gruppo di catacombe. Ancora, nel 1998, gli scavi per la posa di un cavo dell'Enel all'incrocio con via Cesare Baronio hanno rivelato un vasto edificio databile tra il IV e il V secolo dopo Cristo.
Lo scavo fino al piano di calpestio (a quattro metri di profondità), condotto dalla Soprintendenza Archeologica di Roma con la consulenza della Pontifica Commissione di Archeologia Sacra, ha mostrato che l'edificio si estende al di sotto dello spartitraffico e probabilmente fino alla corsia opposta di via Cesare Baronio, occupando una vasta area lungo il lato sinistro della via Latina.
I resti consistono in un'abside piuttosto profonda con altri ambienti (di cui uno probabilmente absidato) addossati su entrambi i lati. Le murature, in opera listata, non presentano tracce di rivestimento. E' certo infatti che l'edificio ha subito molti traumi, forse già in epoca antica, quando fu spogliato degli arredi, e sicuramente in età moderna quando, per la costruzione di via Cesare Baronio, la copertura a volta fu tagliata e il monumento riempito con riporti di terra.
L'ipotesi più accreditata è che si tratti di un monumento legato alla venerazione di un martire: le fonti e gli itinerari medievali indicano infatti, lungo la via Latina, alcuni cimiteri sotterranei e due basiliche dedicate a Sant'Eugenia (vicino via Cesare Correnti) e Tertulliano, non ancora scoperte. Il ritrovamento conferma comunque il grande sviluppo funerario e cultuale dell'area in età tardo-romana.
Dopo pochi passi, al n. 5 di via della Caffarelletta una scaletta permette di raggiungere un gruppo di sepolcri pagani, datati tra il III e il IV sec. d.C.; le tombe sono articolate con absidi, arcosoli e nicchie per le olle cinerarie, ed in una volta si conserva ancora una testa rappresentante un segno dello Zodiaco.
Scheda sepolcri paganiPERIODO STORICO: III - IV sec. d.C. DESCRIZIONE: Le tombe sono articolate con absidi, arcosoli e nicchie per le olle cinerarie, ed in una volta si conserva ancora una testa rappresentante un segno dello Zodiaco. La pericolosità degli ambienti rende impossibile la visita (ci si può comunque rivolgere alla Soprintendenza Archeologica di Roma, tel. 06.4880530). |
Il sepolcro a pilastro
Subito dopo l'incrocio con via Omodeo si arriva in un'area completamente occupata fino agli anni '60 dal Borghetto Latino; le baracche venivano edificate riutilizzando anche i materiali del posto: resti di monumenti funerari, antiche ville romane suburbane ecc. La strada antica, benché sommersa dal fango, si conservava abbastanza bene fino al fosso dei Cessati Spiriti, che anticamente era scavalcato da un grande ponte romano caduto nel Medioevo.
Durante la distruzione delle baracche, avvenuta nel 1966 ad opera del Comune di Roma, sono stati spianati anche i sepolcri, e la via antica, allargata e deformata, è ora dequalificata a banale strada di periferia; oggi è possibile osservare solo pochi resti, anche se nel sottosuolo si celano sepolcri ed ipogei romani ancora inesplorati.
Il Borghetto Latino durante la distruzione degli anni '60 (autore: Luigi Urso)
Si è stranamente salvato da questo scempio il nucleo, in calcestruzzo e scaglie di tufo, di un piccolo sepolcro a pilastro, in corrispondenza dell'incrocio tra via Latina e via di Vigna Fabbri.
Il sepolcro a pilastro
Planimetria degli scavi
Subito dopo l'incrocio con via di Vigna Fabbri si incontra un segmento della strada antica, venuto alla luce durante le indagini per la costruzione di un percorso a scorrimento veloce; dato che alcuni cittadini vedono malvolentieri la chiusura al traffico di questo tratto, vale la pena di descrivere cosa è stato trovato.
Il basolato della via Latina
Innanzitutto si vede l'antico basolato della via Latina; la sede lastricata è larga 4 metri, poco meno della larghezza normale; la misura canonica per le strade di grande comunicazione era infatti 4,2 m (14 piedi), studiata in modo tale da permettere a due carri di incrociarsi e, con un po' d'audacia, anche di sorpassare; la strada è delimitata da basoli messi verticalmente, che avevano la stessa funzione dei paracarri e impedivano ai carri di salire sui marciapiedi schiacciando i pedoni. Si notano bene anche i solchi nelle pietre laviche prodotti dall'intenso traffico veicolare.
Dalla parte dei palazzi, nel punto in cui la fila dei "paracarri" si interrompe, si nota un "passo carrabile", costituito da alcuni basoli messi orizzontalmente, per consentire ai carri di salire sui marciapiedi per le operazioni di carico e scarico.
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Si è conservato perfettamente anche il marciapiede sinistro in terra battuta; i marciapiedi erano adibiti al traffico pedonale, ed erano posti ai lati di tutte le strade romane; le loro dimensioni dipendevano dalla quantità di traffico, e con essi la larghezza totale della strada poteva superare i dieci metri.
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Dal lato della Caffarella spuntano dal terreno dei grossi muri in opera quadrata di tufo, che sostengono la strada che in questo punto passa da una vallata all'altra; furono edificati tra la fine del II e l'inizio del I sec. a.C. impiegando blocchi di tufo di Grotta Oscura. Per la verità la via Latina è molto più antica del II sec. a.C., risalendo addirittura alla preistoria.
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Proprio al di sotto del basolato gli archeologi hanno rinvenuto una traccia della ristrutturazione avvenuta tra il 328 e il 312 a.C.; in questo tratto la strada era tagliata direttamente nel tufo e ricoperta di terra battuta.
Tra il marciapiede e le case sono allineate una serie di tombe che vanno dal IV secolo a.C. fino al III d.C., delle quali tre sono visibili; la prima, sulla sinistra, è la base di un sepolcro a pilastro, con il nucleo quadrato in calcestruzzo rivestito da blocchi di peperino, che potrebbe risalire al periodo repubblicano.
Il possibile aspetto del sepolcro a pilastro
Al centro troviamo, addossati ai palazzi, alcuni resti in opera listata di un sepolcro rettangolare, del II-III sec. d.C., le cui pareti laterali, curve, dovevano accogliere degli arcosoli; infine, tra quest'ultima tomba e la strada, si vede una sepoltura abbastanza curiosa, costituita da una cassa di terracotta cementata nel terreno, anch'essa probabilmente del II-III sec. d.C.
In conclusione, si può tranquillamente affermare che i Romani usano questo tratto di strada da almeno 2300 anni.
La via Latina antica superava il fosso dei Cessati Spiriti su un imponente viadotto, alto circa 7 metri, in opera quadrata di tufo (i resti della costruzione dovrebbero essere sottoterra, sepolti da 4 metri di detriti); di qui la via proseguiva tagliando la collina qualche metro più in basso di quanto non faccia ora.
Raggiungiamo l'opposto versante del fosso dei Cessati Spiriti; in basso, in mezzo al canneto, si vede una bella fontana del III sec. d.C.; l'interno è un'unica grande vasca rettangolare, originariamente coperta, che costituiva il deposito d'acqua per alimentare la fontana. Uno dei lati dell'edificio è rinforzato da una serie di archetti in laterizio, che formano così un prospetto architettonico.
Chi percorreva la via Latina poteva dissetarsi a questa fontana o alle innumerevoli altre disseminate lungo il percorso.
Scheda cisterna - ninfeoPERIODO STORICO: III sec. d. C. DESCRIZIONE: Bella cisterna-ninfeo in laterizio, di dimensioni 6,6 x 8,65 m con una piscina interna di 3,6 x 6,25 m; la fronte Sud-Ovest è ornata da 5 pilastri con copertura a volta che realizzano 4 archetti sempre in laterizio. Questa cisterna è stata utilizzata prima dai baraccati che vivevano al suo interno, poi da un orticoltore abusivo come deposito degli attrezzi, e infine, quando il degrado ha raggiunto il culmine, come riparo per cani randagi; il Comitato per il Parco della Caffarella ha sgomberato e ripulito l'interno nel febbraio 1999. |
Nella Caffarella, a circa cento metri dalla strada, troviamo i resti di un piccolo sepolcro laterizio del tipo a tempietto; il sepolcro, di forma rettangolare a due piani, era ornato all'interno da nicchie e all'esterno da pilastri quadrati angolari; fino a pochi anni fa si conservavano bene tre dei quattro lati, oggi resta solo un brandello di muro in precario equilibrio, destinato anch'esso a crollare se non vi saranno interventi di restauro.
Scheda sepolcro a tempiettoPERIODO STORICO: II sec. d. C. DESCRIZIONE: Rudere di sepolcro laterizio del tipo a tempietto, rettangolare (dimensioni 8,5 x 7,4 m) della fine del II sec. d.C.; mostra i resti di due piani; una nicchia decorativa è interpretabile sul bordo di una parete. La totale assenza di attenzione sta facendo crollare pezzo a pezzo tutto il tempietto; ciò che rimane in piedi è in equilibrio precario, ma ciononostante le persone continuano a sedervici sopra; i pezzi crollati giacciono al suolo, coperti di rovi e di immondizia. |
I resti sparsi di muratura, e soprattutto la presenza di una cisterna per l'approvvigionamento idrico, testimoniano l'esistenza di una villa rustica.
Il mausoleo dei Cessati Spiriti
Riprendendo la via Latina si giunge quindi sotto il mausoleo dei Cessati Spiriti; questa tomba, il cui nucleo quadrato in calcestruzzo, di quasi 9 metri di lato, svetta sulla collina, fu costruita con la tecnica dei sepolcri a dado e rivestita di blocchi di travertino, di cui alcuni sono ancora visibili ai suoi piedi.
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Scheda mausoleo
PERIODO STORICO: repubblica DESCRIZIONE: Grande mausoleo parallelepipedo, di quasi 9 m di lato, costruito in opera a sacco di tufo; restano sul terreno alcuni grandi blocchi di travertino che costituivano il rivestimento del monumento. Il mausoleo, molto deteriorato, è costantemente soffocato da erbe infestanti. |
La via Latina, un po' più avanti, incrocia via Appia Nuova. Questa strada nacque alla fine del Medioevo in sostituzione della via Appia Antica divenuta impraticabile.
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Fino agli inizi degli anni '40 questo tratto di via Appia Nuova coincideva con l'attuale via dei Cessati Spiriti; qui la strada faceva una curva per superare una piccola valle, la stessa che era poi scavalcata dal ponte romano in corrispondenza di largo P. Tacchi Venturi; nel fosso scorreva un rivolo che anticamente alimentava un impianto termale romano (individuato in passato da queste parti) nonchè la cisterna ninfeo sotto la via Latina all'altezza di via F. Bartoloni. Il rivolo, intubato con troppa disinvoltura alla fine degli anni '60, è scoppiato nel 1996 allagando le fogne dei palazzi limitrofi.
Affacciata sulla strada c'era la famosa osteria dei Cessati Spiriti, sede tra l'altro di un fallito "pranzo elettorale" del conte Tacchia nel 1910. Il luogo ha un nome così curioso perché, così si racconta, i viaggiatori che si fermavano all'osteria a bere un bicchiere erano puntualmente derubati del carro; i proprietari, uscendo dall'osteria, vedevano soltanto le canne mosse dai ladri in fuga, per cui attribuivano la responsabilità dei furti agli spiriti che abitavano la valle.
L'osteria dei Cessati Spiriti
Per "esorcizzare" il luogo, sulla facciata dell'edificio dell'osteria fu posta, nell' '800, una immagine della Madonna, da cui si poté dire che "gli spiriti erano cessati"; questa statuetta si è conservata fino al 1989, quando è stata abbattuta a sassate. A testimoniare l'importanza che aveva una volta questo tratto di strada rimane un lavatoio comunale costruito, come ricorda una targa, nel 1890; l'abbandono in cui purtroppo versa fa capire quale interesse abbia il Comune per le memorie storiche della periferia romana.
Nel terreno tra via F. Bartoloni e via dei Cessati Spiriti dovrebbero essere sepolti i resti dell'acquedotto Antoniniano.
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Dopo l'incrocio con via F. Bartoloni, sulla destra, sono nascosti dai rovi e dai riporti di terra: due camere rettangolari in opera reticolata, un nucleo in calcestruzzo, un ambiente ad abside e un monumento rotondo entrambi in opera quadrata di tufo, un sepolcro rettangolare in opera quadrata di travertino ed un colombario laterizio.
Sotto largo Nicomede Bianchi sono stati rinvenuti durante i lavori del 1981 per la posa di una condotta d'acqua e poi riseppelliti per lasciar spazio all'attuale via Latina: un tratto di basolato ed i resti di un colombario, con arcosoli, nicchie per le olle cinerarie, e un tratto del pavimento a mosaico (nel piano interrato del "ristorante Cavalieri" sono comunque visibili i resti di uno dei tanti sepolcri).
Adesso se vuoi puoi tornare ai monumenti del I miglio della via Latina.
Oppure puoi proseguire la visita con il Parco archeologico della via Latina.
Per commenti e osservazioni potete contattarci via e-mail c/o:
caffarella@romacivica.net
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