Nell'area compresa tra via dei Cessati Spiriti, via F. Bartoloni, via A. Davila e via G. M. Columba sopravvive, nonostante la manomissione apportata da un autolavaggio e nonostante lo stato di abbandono e fatiscenza, un frammento importante della periferia romana dell'800.
Il tracciato originario della via Appia Nuova, fino agli anni '40, coincideva con l'attuale via dei Cessati Spriti; qui la strada faceva una curva per superare una piccola valle, nel cui fosso scorreva un rivolo che alimentava un impianto termale romano.
Affacciata sulla strada c'era la famosa "osteria dei Cessati Spiriti", sede tra l'altro di un fallito "pranzo elettorale" del conte Tacchia nel 1910. Il luogo ha un nome così curioso perché, così si racconta, i viaggiatori che si fermavano all'osteria a bere un bicchiere erano puntualmente derubati del carro; i proprietari, uscendo dall'osteria, vedevano soltanto le canne mosse dai ladri in fuga, per cui attribuivano la responsabilità dei furti agli "spiriti" che infestavano la valle. Per "esorcizzare" il luogo, sulla facciata di uno degli edifici fu collocata, nell'800, una immagine della Madonna, da cui si poté dire che "gli spiriti erano cessati"; questa statuetta si conservava fino a pochi anni fa, quando è stata abbattuta a sassate.
L'edicola sacra, ormai vuota, è tuttora presente su uno degli edifici che si affacciano su via dei Cessati Spiriti; dopo pochi metri si incontra un fontanile del 1890 targato S.P.Q.R., usato per abbeverare le bestie che transitavano lungo la strada. Accanto al fontanile sono presenti altre costruzioni: una casetta a due piani, una ex fonderia e un grosso granaio. Tutto il complesso è però in un stato di totale abbandono, e le costruzioni stanno crollando un pezzo alla volta.
Nel terreno circostante dovrebbero essere inoltre sepolti i resti di un impianto termale e dell'acquedotto Antoniniano, che, staccandosi dall'acquedotto Marcio all'altezza di porta Furba, costeggiava la via Latina fino alle Mura, e infine arrivava alle Terme di Caracalla.
Negli anni '40 la via Appia Nuova venne rettificata e rialzata al livello attuale, mentre l'antico tracciato viene denominato "via dei Cessati Spiriti". Negli anni '60 ha quindi inizio l'edificazione intensiva di tutta la zona: il Piano Regolatore Generale del 1965 cancella infatti tutto il complesso di via dei Cessati Spiriti, per far posto al prolungamento di via F. Bartoloni.
La nuova via F. Bartoloni avrebbe dovuto collegare la via Appia Nuova con l'asse di scorrimento veloce via Arco di Travertino - via Marco Polo, che sarebbe passato al centro della Caffarella. Nello stesso tempo sarebbe dovuta scomparire anche via G. M. Columba, per far posto a via A. Davila, che sarebbe stata prolungata fino a via C. Cipolla.
Queste strade avrebbero comportato l'abbattimento di tutti gli edifici, fatta eccezione per il fontanile; questo doveva venire restaurato e inserito in un giardino, da realizzare colmando e rialzando la parte di via dei Cessati Spiriti rimasta libera.
In attesa di realizzare questo progetto, il complesso di via dei Cessati Spiriti è cosl scampato all'edificazione intensiva del quartiere.
Nel 1972, quando la zona è già satura di costruzioni, prende il via l'esproprio (poi bocciato dal Consiglio di Stato) del Parco della Caffarella; con l'esproprio, cadeva l'ipotesi dell'asse a scorrimento veloce e quindi cadeva anche l'ipotesi di prolungamento di via F. Bartoloni. Questo fatto ha probabilmente indotto il sig. Maioli ad acquistare, tramite la società EMAS 73 s.r.l., il tratto che va dal granaio al fontanile, nella speranza che una modifica al Piano Regolatore avrebbe sbloccato l'edificabilità del terreno.
Le cose sono però andate diversamente: dal lato della Caffarella l'esproprio fu, nel 1980, bocciato dal Consiglio di Stato, mentre dal lato di via dei Cessati Spiriti, come preludio al riempimento di tutta la strada, il tratto intermedio viene rialzato fino al livello di via Appia Nuova, alla quale è collegato tramite via C. Cipolla; i due tratti di via dei Cessati Spiriti sono quindi collegati tra loro tramite una brutta rampa, che contribuisce ulteriormente a deteriorare l'aspetto del luogo.
In definitiva, il Piano Regolatore non è stato più modificato, anzi la burocrazia comunale ha continuato a riproporre il progetto della strada; è stato infatti proposto dalla V Ripartizione (nota n. 54806 del settembre 1993) l'inserimento del progetto nel Piano Triennale degli Investimenti del Comune di Roma per gli anni 1994-1996. In questo momento l'area risulta divisa tra tre proprietà: Società D'Aglianese Beni Immobili s.r.l. per quanto riguarda il terreno, Saioni per l'edificio con l'edicola sacra su via dei Cessati Spiriti, e Maioli per gli edifici tra via Columba e via dei Cessati Spiriti (che comprendono il granaio, l'ex fonderia, una casetta e il terreno su cui sorge il lavatoio comunale); essi, a causa di un progetto di strada ormai inutile e superato, non hanno potuto né demolire né ricostruire, e l'area è rimasta abbandonata a sé stessa.
Addirittura la Diffida n. 333 del 12 giugno 1990, con la quale il Sindaco di Roma interveniva in seguito alla caduta di tegole da uno degli edifici abbandonati, non poteva essere notificata a causa dell'irreperibilità della società EMAS 73 s.r.l.
Il Comitato di Azione sul Territorio "Il Tarlo" assieme a circa 300 cittadini si è rivolto nel mese di febbraio 1994 alle autorità circoscrizionali per chiedere la pulizia dell'area e la rimozione del pericolo per i passanti.
Nel mese di maggio 1994 è stata completata l'opera di bonifica, tuttavia resta il pericolo dovuto ai continui crolli delle costruzioni, che per di più si affacciano sulle strade pubbliche; la soluzione di questo problema passa però obbligatoriamente per il Comune e la Circoscrizione, che dovranno decidere quale futuro avrà quest'area.
In attesa di incontrare la Commissione Cultura e la Commissione Urbanistica, il 12 luglio 1994 si è tenuta una assemblea pubblica nella quale i cittadini hanno esaminato le varie ipotesi possibili di riutilizzazione del complesso, discutendo i pro e contro e svolgendo diverse considerazioni.
Innanzi tutto, il Piano Regolatore è ormai inattuabile, per la riduzione del sistema di viabilità circostante che rende le strade progettate del tutto inutili e superate. Pertanto, quello che si cerca è una proposta che soddisfi sia le esigenze di conservazione, di rispetto dell'ambiente, di servizi di pubblica utilità, di verde, sia le indispensabili necessità di rimuovere i pericoli in tempi brevi (che significa bassi costi di realizzazione). Le valutazioni effettuate sono state rielaborate come segue.
Il lavatoio-fontanile va assolutamente salvaguardato per la sua importanza storica; inoltre, la proposta del sig. Saioni (ristrutturare l'edificio su via dei Cessati Spiriti cedendo al Comune il piano terra, in cambio della possibilità di utilizzare i piani superiori) va accolta sia in considerazione dell'interesse storico dell'edificio, sia del costo zero per la collettività. Il piano terra dell'edificio potrà essere adibito a quei servizi sociali di cui la zona è carente.
Gli altri edifici tra via dei Cessati Spiriti e via G. M. Columba, di minore interesse storico-architettonico e in pessime condizioni statiche, devono essere abbattuti; questa soluzione, benché sacrifichi le costruzioni, ha il vantaggio di presentare un costo relativamente basso, richiedendo quindi tempi relativamente brevi.
Il terreno circostante, vista la cronica mancanza di verde nel quartiere Appio Latino, sarà sistemato a verde pubblico, senza realizzare parcheggi a raso per non stimolare un aumento delle vetture circolanti nella zona, già sufficientemente inquinata e congestionata.
Nel complesso, la spesa necessaria (200-300 milioni) e i tempi richiesti (5-10 anni) sembrano un buon compromesso tra le esigenze di salvaguardia e di rapidità di esecuzione.
Il progetto potrà essere approvato con una apposita delibera del Consiglio Comunale ai sensi della legge 1/1978, nella quale verrà dichiarata la pubblica utilità, l'urgenza e l'indifferibilità dell'opera, costituendo inoltre una variante al Piano Regolatore; nella delibera dovranno essere contenuti i seguenti punti:
Con la deliberazione n. 92 del 29 maggio 1997 il Consiglio Comunale approvava la cosiddetta "Variante delle Certezze", che nel caso che ci interessa modifica la destinazione urbanistica della zona, portandola dalla zona N (=verde pubblico) e D (=completamento) a zona B2 (=conservazione tessuto edilizio e viario). La delibera ha dato l'avvio a una serie di atti che hanno portato al tentativo di costruzione di una stazione di rifornimento e lavaggio auto nell'area libera di proprietà della Società D'Aglianese Beni Immobili s.r.l.. vediamo come.
via dei Cessati Spiriti nella Variante delle Certezze (rosso = zona B2)
Il 4 agosto 1998 la Società S.A.I. Autolavaggi Industriali s.r.l. presentava alla U.O.T. della IX Circoscrizione una denuncia di inizio attività (D.I.A.) per un intervento di manutenzione straordinaria, che comprendeva la pulizia e la bonifica del terreno, la pavimentazione del terreno con asfalto, autobloccanti e giardino, l'installazione di pensiline, lo scavo di una rete per lo smaltimento delle acque, la reralizzazione di un sistema di illuminazione, la collocazione di una nuova recinzione e due cancelli, la costruzione di uno spazio per apparecchi elettromeccanici e di un alloggio interrato per altri apparecchi.
Il giardino di via dei Cessati Spiriti nel febbraio 2000
L'U.O.T. della IX Circoscrizione, con determinazione dirigenziale del 3 novembre 1998, ordina la sospensione dei lavori per un mese, e con nota del 17 novembre 1998 chiede al Dipartimento IX (Attuazione strumenti urbanistici, ufficio concessioni edilizie) del Comune di Roma se la costruzione di un impianto di autolavaggio non dovrebbe essere soggetto a preventiva concessione edilizia, facendo presente che l'area è segnalata dalla Carta dell'Agro.
Trascorrono 5 mesi durante i quali soprintendenze, uffici circoscrizionali e comunali si scambiano una serie di carte; alla fine, la U.O.T. della IX Circoscrizione il 31 marzo 1999 replica alla Società S.A.I. Autolavaggi Industriali s.r.l. che l'impianto può anche essere costruito senza concessione edilizia, purché siano eliminate le pensiline, siano limitate a 5 le piste di lavaggio, siano evitate le asfaltature e sia realizzato uno spazio verde di collegamento tra via dei Cessati Spiriti e via A. Davila. Il 4 maggio 1999 la Società S.A.I. Autolavaggi Industriali s.r.l. ripresenta la D.I.A. secondo tali prescrizioni.
Il 14 dicembre 1999 arriva in Circoscrizione una nota del Dipartimento IX del Comune di Roma nella quale si afferma, con il sostegno di una nota dell'Avvocatura comunale, che il titolo necessario alla costruzione di un autolavaggio self-service è quello della concessione edilizia, e che in ogni caso tali opere non sono compatibili con le zone B2 del P.R.G.
Il 18 gennaio 2000 l'Avvocatura comunale scrive alla XVIII Circosrizione una lettera contraddittoria: da un lato si conferma che la costruzione di un impianto di autolavaggio necessita di concessione edilizia, dall'altro afferma che gli impianti già realizzati non possano essere più sanzionati per la mancanza di una apposita circolare da parte del IX Dipartimento. Il 13 aprile 2000 una determinazione dirigenziale della U.O.T. della IX Circoscrizione revoca il provvedimento di sospensione dei lavori.
Il 29 maggio 2000 il Presidente della IX Circoscrizione chiede al Direttore della IX Circoscrizione e al Dirigente della U.O.T. di approfondire la questione che, così come sta svolgendosi, desta numerose perplessità.
Martedì 30 maggio 2000 siamo intervenuti al Consiglio Circoscrizionale e abbiamo presentato la seguente interrogazione di iniziativa popolare per saperne di più:
di iniziativa popolare I sottoscritti cittadini, ai sensi del c. 4 art. 5 del Regolamento della IX Circoscrizione, chiedono di interrogare il Presidente del Consiglio Circoscrizionale, chi ha avviato nell'ottobre 1998 i pesanti lavori di manomissione nell'area dell'ex fonderia e osteria di via dei Cessati Spiriti, a quale scopo, e per quale motivo sono stati interrotti; chi sono i proprietari e qual è la destinazione urbanistica dell'area scoperta, del fontanile e degli edifici abbandonati adiacenti; se è a conoscenza del fatto che nel 1996, a seguito di un'assemblea pubblica tenuta in loco, l'allora Presidente della IX Circoscrizione Claudio Iorio, il Comitato di Azione sul Territorio "Il Tarlo" e alcuni proprietari avevano elaborato una ipotesi di risistemazione dell'area e degli edifici (protocollata nell'ambito dell'iniziativa Cento Piazze), che prevedeva: la sistemazione a verde, con giardino e panchine, per lo spazio che si suppone di proprietà Apolloni; la liberazione dal presunto vincolo di abbattimento, il restauro dell'intero l'edificio e la cessione al Comune dei locali al piano terra per l'edificio adiacente che si suppone di proprietà Saioni (l'ex osteria); il restauro e la rimessa in funzione per il lavatoio e il fontanile monumentale; l'abbattimento dei rimanenti edifici per creare altri spazi verdi; se la IX Circoscrizione intende sostenere tale ipotesi, in che modo e con che tempi; se la IX Circoscrizione intende destinare per mezzo del prossimo Piano Triennale Investimenti delle risorse a questo scopo. "il Presidente risponde entro 40 giorni per iscritto e ne dà comunicazione al Consiglio". |
Il Presidente della IX Circoscrizione Roberto Federici ha spedito per fax la seguente risposta:
Comune di Roma
IX Circoscrizione Il Presidente del Consiglio Circoscrizionale Oggetto: Interrogazione al Presidente della IX Circoscrizione di iniziativa popolare (prot. 21706/00) In risposta all'interrogazione di cui all'oggetto si trasmette la nota fornita dalla U.O.T. della Circoscrizione IX; per la parte di competenza di questa Presidenza, si precisa quanto segue.
Il Presidente
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Ed ecco la nota della U.O.T. della IX Circoscrizione:
Comune di Roma
Circoscrizione IX U.O. Tecnica - Urbanistica ed Ed. Privata Oggetto: lavori sull'area di via dei Cessati Spiriti - via Davila In relazione all'interrogazione prot. n. 21706 del 24/5/00, pervenuta il 12/6/00, riguardante l'oggetto, per quanto di competenza si riferisce:
IL DIRIGENTE DELLA U.O.T. |
Il 7 luglio 2000 un sopralluogo della U.O.T. insieme ai VV.UU. riscontra una serie di difformità rispetto alla D.I.A.; questo porta il IX Gruppo dei VV.UU. ad attivare un procedimento per abuso edilizio il 25 luglio 2000, che a sua volta porta la U.O.T. della IX Circoscrizione a emettere una nuova determinazione dirigenziale di sospensione dei lavori e, l'8 agosto 2000, a notificare una ordinanza di demolizione.
Il 20 ottobre 2000 il Comitato per il Parco della Caffarella ha quindi deciso di fare istanza (ai sensi dell'art. 9 legge 7 agosto 1990 n. 241) per partecipare al procedimento amministrativo relativo sia alla D.I.A. sia alla demolizione delle opere eseguite in violazione della stessa, in considerazione dell'impatto del progetto in questione sul patrimonio storico, artistico, paesistico, archeologico, naturale e ambientale della via Latina, la cui difesa e valorizzazione è fine statutario della associazione;
Attualmente la costruzione dell'autolavaggio è sospesa.
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16 ottobre 2000